Il dottor Cymbalus
Luigi Capuana
Abbandonato dalla fidanzata per un altro uomo e incapace di sopportare la sofferenza, il bel giovane William Usinger medita il suicidio. Ma l’amico Hermann Strauss, scienziato spregiudicato e convinto assertore dell’onnipotenza della scienza, gli prospetta la possibilità di sottoporsi a una operazione di alta chirurgia che lo renda per sempre insensibile ai sentimenti. Lo affida pertanto alle cure miracolose del dottor Cymbalus, “il più grande dei fisiologi viventi”, il quale, dopo vari quanto inutili tentativi di dissuasione, accetta di eseguire l’intervento e sottopone Usinger a una dolorosa operazione chirurgica che, atrofizzandogli il cuore, sede privilegiata delle facoltà emotive, lo renderà “freddo e insensibile come il marmo”. L’operazione sarà coronata da un apparente successo, ma le sue conseguenze nefaste non tarderanno a manifestarsi nella vita dello sventurato Unsiger.
Pubblicato su La Nazione nell’ottobre 1867, “Il dottor Cymbalus” è il racconto di esordio di Luigi Capuana. Per molti versi esso ricorda il famoso “Frankenstein” di Mary Shelley (1816), ma vi si avvertono anche gli influssi di Hoffmann, di Poe e di Wells. Capuana sfrutta però l’elemento fantastico, cioè l’operazione che rende insensibili alle emozioni, per prendere posizione contro la scienza positivista, e se egli fa dire ai suoi personaggi a proposito del mefistofelico dottor Cymbalus: “– È dunque un Dio quest’uomo? – Uno scienziato; val quasi lo stesso”, è solo per lasciar intravedere l’incapacità della presunta onnipotenza della scienza di fronte alle ineluttabili leggi della natura.