Salomè – Edizione illustrata bilingue
Oscar Wilde
Traduzione di Carmen Margherita Di Giglio
Scritto da Oscar Wilde in francese nel 1892 per la grande attrice Sarah Bernhardt e tradotto in inglese dal giovane amante dall’autore, Lord Alfred Douglas (“Bosie”), il dramma in un atto “Salomè” destò scandalo e l’intervento della censura nell’Inghilterra vittoriana. Nel 1905 fu utilizzato come testo, in forma abbreviata, per l’omonima opera di Richard Strauss, riscuotendo un successo internazionale. La mitica Salomè, figura fondamentale nell’immaginario decadente, esercitò sugli artisti dell’epoca un fascino impareggiabile, ispirando poeti, romanzieri e pittori (si pensi alla “Salomé” di Gustave Moreau). Baudelaire riteneva che la principessa di Giudea incarnasse la donna “al naturale, ossia abominevole”. Di questa danzatrice fatale, Wilde ci ha lasciato una delle più importanti rappresentazioni nella storia della letteratura, in quella che è innegabilmente la sua opera teatrale più alta.
La crescente tensione del dramma fa leva sull’ascesa del mostruoso desiderio di Salomè, figlia di Erodiade, per il profeta Iokanaan (Giovanni Battista). Salomè, per lo sgomento del patrigno, il tetrarca Erode Antipa, e per la gioia di sua madre Erodiade, chiede il capo di Jokanaan su un piatto d’argento come premio per aver ballato la danza dei sette veli. Crudeltà, sacrilegio, eccentricità ed erotismo si mescolano in questo dramma “dai perpetui lineamenti abbaglianti”, secondo la definizione che ne diede Mallarmé, e di cui Pierre Loti ha potuto dire: “È bello e tenebroso come un capitolo dell’Apocalisse
La presente edizione, basata sulla traduzione di Carmen Margherita Di Giglio, in linea con limpida modernità dell’originale francese di Wilde, contiene anche il testo in francese e le illustrazioni che Aubrey Beardsley fornì per l’edizione inglese del 1894. In esse è rappresentata la Donna così come l’artista la percepiva, ossia erotica, perversa, prepotente e pericolosa. Considerate all’epoca inquietanti e decadenti, le illustrazioni di Bearsley prendevano di mira l’ipocrisia e il materialismo della società vittoriana, svelando un mondo in cui le donne erano in grado di vivere pienamente la loro sessualità e mettevano in luce la paura maschile nei confronti dalla superiorità femminile. Possiamo legittimamente chiederci quanto le immagini dell’illustratore inglese siano pertinenti al testo. Lo stesso Wilde le definì “degli insolenti scarabocchi fatti da un giovane studente sul margine dei suoi taccuini.” Tuttavia, nel tempo, il dramma di Wilde e i disegni di Beardsley, con la loro linea grafica nitida ed essenziale e la loro sofisticata sensualità, si sono identificati l’uno con gli altri, così profondamente da diventare indissolubili.